L’allarme di Svimez: “Al Sud è sempre più fuga dalla scuola, il Pnrr non basta”

Anticipazioni dal prossimo rapporto: nel Meridione dispersione scolastica al 16% nel 2022, con aumento previsto nell’anno in corso. E l’autonomia rischia di allargare il gap con rischi evidenti anche per le imprese. Il dg Bianchi: “La priorità oggi è rafforzare il sistema soprattutto nelle aree più marginali, garantendo asili nido, tempo pieno, palestre”
Dispersione scolastica in aumento. soprattutto nelle regioni del Sud e non solo. Con tutte le conseguenze del caso, per il mondo del lavoro- che cerca professionalità specializzate- ma anche a livello sociale, col rischio di caduta nella criminalità che aumenta.
Erano 83.000 i ragazzi che, alla chiusura degli scorsi scrutini, sono stati bocciati perché non hanno raggiunto la soglia minima di presenze in classe. Rischiano almeno di raddoppiare, nel 2023. È la piaga dispersione scolastica. Che assegna la maglia nera al Mezzogiorno, ma ha un picco nell'area metropolitana di Napoli.
I dati dello Svimez, che anticipano il rapporto in via di pubblicazione, sono impietosi. C’è una stretta connessione fra i servizi che la scuola nega e l’abbandono scolastico. I soldi del Pnrr diventano fondamentali per colmare una dispersione scolastica che del 16,6% nel Sud Italia (a fronte del 10,4% nel Centro-Nord); quindi quasi il doppio della media del 9 in Europa.
E se la pandemia ha moltiplicato le povertà educative, il progetto di Autonomia del ddl Calderoli rischia di sparare il colpo di grazia ad una zona del Paese per la quale lo stesso Svimez ha previsto mezzo milione di nuovi poveri nel 2023.
Coetanei, ma con istruzione diversa
Il tempo pieno è l’esempio delle disuguaglianze. Al Sud è solo al 18 %, contro il 48 del resto del Paese. Di più: a Milano è all'80%, a Napoli solo al 20.
Grandi disuguaglianze montano: gli analisti di Svimez guidati dal dg Luca Bianchi, per dire, con il manager Emesto Albanese de l'Altra Napoli onlus, ci hanno costruito un amaro cartoon, titolo: Un Paese, due scuole.
L’esempio pratico è quello di due bambini di quinta, uno in Toscana e l’altro a Napoli. Il primo è in una regione dove l’85% delle scuole ha una mensa e il 75% una palestra.
L’altro in una città senza tempo pieno per l’80% e senza palestra per l’83%. Il bimbo del Nord avrà avuto alla fine della quinta, grazie al tempo pieno, 1.226 ore di formazione, e quello del Sud solo 1000.
Risultato: alla fine del ciclo, il ragazzino del Meridione è in credito di un intero anno in termini di formazione. “Questo si chiama furto di formazione”, dice lo Svimez.
Una situazione che il Pnrr, nonostante gli interventi in alcune zone, come per esempio nell'area metropolitana di Napoli, dove il Comune ha attivato una piattaforma integrata per controllare il fenomeno e dove era stato firmato un anno fa anche il "Patto educativo", non riuscirà a colmare, perché i numeri sono in aumento.
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Il Pnrr non aiuta a colmare le differenze
Lo Svimez, nelle parole del dg Luca Bianchi, sottolinea come “iI Pnrr che dedica importanti risorse all'istruzione non raggiunge l'obiettivo di colmare i divari; la priorità oggi è rafforzare il sistema soprattutto nelle aree più marginali, garantendo asili nido, tempo pieno, palestre.
Da una ricerca in via di pubblicazione emerge che l'investimento per alunno del Pnrr sull'istruzione (esclusi gli asili nido) è stato pari a 903 euro nella provincia di Milano, dove il tempo pieno è assicurato al 75 % dei bambini della primaria, mentre è di 725 euro a Palermo, col tempo pieno solo al 10%”.
Redazione Cuoreeconomico
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